Serate gratis in discoteca. L’ultimo “schiaffo” alle donne.

Ok, lo ammetto. Non sono un assiduo frequentatore delle serate che animano la giovane vita mondana. Di conseguenza, probabilmente non sono la persona più adatta a trattare di argomenti come questo. Eppure, credo sia importante condividere con voi una breve riflessione.

Di recente sono venuto a conoscenza di una pratica che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta: in alcune serate in discoteca le femmine non pagano. Parlo di femmine e non di donne. E lo faccio volutamente. Il termine deriva dal latino “femina” e non da “domina”, da cui deriva invece il vocabolo italiano donna. Infatti, dietro quella che potrebbe apparire come una semplice e ininfluente sfumatura di significato, si nasconde in realtà una differenza sostanziale. “Femmina” è un attributo che riconosce solamente uno status biologico: femmina è colei che produce i gameti sessuali femminili e che è capace di ospitare la nuova vita; il termine “donna”, invece, descrive il riconoscimento di un nobilitante ruolo sociale: figlia, compagna, sposa, madre, guida. Ecco, le frequentatrici di questi locali non pagano per il fatto di essere femmine, ovvero, di essere di sesso femminile. E in quanto tali esse attirano il pubblico maschile, pagante e sornione.

Ovviamente questa pratica non è altro che un’abilissima strategia di marketing. Ma cosa si nasconde dietro questo fenomeno, ignorato da molti?

Forse nulla. Eppure ho voluto scorgerci, magari per errore, qualcosa di più grande: una vera e propria piaga sociale ai limiti del sessismo. Dopotutto i maschi pagano per la presenza delle femmine. Da un punto di vista concettuale chi paga e chi non paga non può mai essere equiparato. Quindi ci troviamo di fronte a dei clienti e a dei veri e propri prodotti. E come ogni bene di scambio questi prodotti hanno un prezzo. Che il maschio paga. E questo è inaccettabile.

Qualche ingenuo perbenista dirà che è un giusto privilegio, una questione di rispetto, un’attenzione particolare riservata alla clientela femminile, un’affidabile indicatore di civiltà.

A mio modo di vedere, la realtà è diversa. Le donne sono considerate nel peggiore dei modi possibili: come inermi esche per noi uomini, che siamo tristi e sommesse comparse del grottesco spettacolo. In altre parole, forse più efficaci in una società dove la forma è tutto, esse sono considerate alla stregua di vermi, attaccate ad un amo e somma brama degli stupidi pesci.

Domine, aprite gli occhi! Non siete solo femine.

Aldo Navarra


Photo: altarimini.it

 

 

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